Almeno 45’ di riscaldamento prima di allenarsi

Melegnano Gelo quanto ci costi!
Erano anni che non si viveva un inverno tanto freddo e ricco di eventi meteorelogici, e il mondo del calcio non sta certo beneficiando di queste condizioni. Campi completamente coperti di neve ghiacciata, partite rinviate a data da destinarsi, insomma una situazione che, se per i professionisti comporta solo qualche disagio logistico, si sta rivelando difficilmente sostenibile per il mondo dei dilettanti. Per gli allenatori il problema allenamento si ripropone ogni sera: “L’unico aspetto confortante è che per tutti ci sono pari condizioni – commenta il professor Massimo Ghiglietti, uno dei massimi esperti della preparazione atletica nel territorio lodigiano – e quindi si partirà dallo stesso punto. Per il resto i disagi causati dal maltempo sono molteplici e comportano addirittura il rischio di falsare la stagione. Di solito questo è un periodo in cui i tecnici ripristinano le capacità condizionali dei calciatori, dopo la sosta natalizia. Sarebbe quindi opportuno riprendere i concetti della preparazione estiva, operando opportuni richiami, sia sotto il profilo fisico che quello mentale. Evidentemente i terreni di gioco gelati o innevati non aiutano, ma credo che si possa ugualmente riuscire a lavorare adottando piccoli accorgimenti”.
Ghiglietti, che ha lavorato per molti anni con Virginio Gandini alla Melegnanese, al S. Angelo e al Tribiano (adesso affianca Davide Masseroni alla Pro Melegnano), ed è convinto sostenitore della fase di riscaldamento: “A mio parere è un momento essenziale dell’allenamento, soprattutto di questi tempi conferma -. I muscoli di ogni atleta devono essere messi in condizione di rendere al meglio con almeno 45 minuti di cosiddetta “messa in moto”. Gli allenatori dovranno poi essere tassativi riguardo all’abbigliamento. Scarpette tecniche adeguate, copertura importante delle estremità e della muscolatura. I rischi non sono da sottovalutare: si può incorrere in contratture o peggio, in distrazioni, stiramenti e addirittura strappi, infortuni che comportano una riabilitazione piuttosto lunga e che, se accusati all’inizio del girone di ritorno, rischiano di compromettere in pratica la stagione”.
Per i pochi fortunati che possono disporre di uno spazio al chiuso, il discorso è differente: “È intuitivo che sarebbe la soluzione migliore – conclude Ghiglietti -, perché i carichi di lavoro potrebbero incrementarsi in maniera decisa, purtroppo però la maggior parte delle squadre non ha la possibilità di farlo». Non resta quindi che rassegnarsi, aspettando la primavera. Che, mai come quest’anno, sarà la benvenuta.

Davide Stefanoni

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